via S. Antonio, 10
L’importanza strategica della prevenzione e la necessità di adeguati investimenti in questo settore continuano ad essere, in Italia, fortemente sottostimate.
L’Italia sta soffrendo, forse più che in altri paesi, gli effetti della crisi economica globale con una drastica riduzione della spesa pubblica. C, contestualmente, l’aumento della pressione fiscale e il conseguente calo della domanda interna stanno causando l’aumento della disoccupazione e la riduzione del reddito a disposizione delle famiglie.
La diminuzione della spesa pubblica sta interessando tutti i settori e, in particolare, quello sanitario nel quale, per la prima volta, dal 2012 si sta assistendo alla riduzione del finanziamento del Servizio sanitario nazionale e ad una sensibile riduzione delle strutture e dei posti letto negli ospedali.
La diminuzione dell’offerta pubblica obbliga il cittadino in condizioni di bisogno a scegliere tra due opzioni: rivolgere la domanda di assistenza insoddisfatta al settore privato o attendere un tempo più lungo per la prestazione nel settore pubblico, accettando il rischio implicito di peggioramento delle proprie condizioni di salute. La bassa disponibilità economica di ampie fasce della popolazione, acuita dall’ulteriore contrazione del reddito a causa della crisi, limita notevolmente la scelta della prima opzione, favorendo il rischio di sottoconsumo sanitario con probabili ripercussioni sulle condizioni di salute.
Lo scenario prospettato si inserisce in una realtà italiana già caratterizzata da evidenti svantaggi, sia in termini di salute, sia di accessibilità alle cure mediche delle fasce di popolazione di livello socio-economico più basso, e di forti sperequazioni territoriali che, specie per le cosiddette “Regioni in Piano di Rientro”, rappresentano una costante già da prima del 2008, anno dell’inizio “ufficiale” della crisi economica nel nostro Paese.
La grave situazione in cui versa attualmente il bilancio dello Stato italiano induce a valutare, in un settore delicato e cruciale come quello sanitario, le possibili ripercussioni sulla salute pubblica sia della crisi per sé, sia di eventuali manovre che possano comprimere la spesa sanitaria nel breve periodo, ma comportare nel lungo periodo un aggravio in termini di bisogni di salute insoddisfatti, con conseguente aumento della domanda di servizi sanitari e inevitabili ricadute finanziarie sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
In questo contesto, tra gli studiosi di sanità pubblica e gli operatori del settore, si sta diffondendo la consapevolezza che il cammino da fare per il raggiungimento nel nostro paese di una prevenzione realmente al passo dei tempi è ancora lungo.
In quest’ottica si inserisce l’iniziativa della Fondazione Smith Kline, nell’ambito delle attività istituzionali dedicate alla propria area operativa di medicina preventiva e in collaborazione con la Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (S.It.I.), di costituire un gruppo di esperti con l’obiettivo di pubblicare un Rapporto Prevenzione annuale
Quello di quest’anno, 2013, è proprio sull’economia della prevenzione, analizzata sia in generale e con una visione internazionale, sia con l’analisi di tutti gli specifici interventi attuabili a livello nazionale, regionale e locale.
L’auspicio è che la documentazione rigorosa e scientifica dei benefici, non solo etici e sanitari, ma appunto anche economici, possa orientare i decisori italiani a guardare agli interventi di prevenzione e sanità pubblica non solo come voci di costo, ma soprattutto come investimenti ad alto valore e con elevato ritorno.
Allegati
- Invito alla presentazione (pdf – 70.3 KB )